GLI AUTISTI PARLANO… E RESALP TACE. Su come gli autobus diventano strumenti repressivi
Resalp è una compagnia di trasporti francese che gestisce una delle linee che collega l’Italia e la Francia. Ogni giorno, la linea Oulx-Briancon è utilizzata da persone che non hanno i documenti necessari per passare la frontiera “legalmente”. Per questo scendono a Claviere, a qualche passo dalla PAF (la polizia di frontiera francese) per poi entrare in Francia dalle montagne. Ed è sulle montagne che inizia la caccia all’uomo, dove giorno e notte le guardie inseguono chi prende i sentieri per evitare i loro controlli.
Quando passano la frontiera, alcuni autisti riferiscono ai poliziotti della PAF il numero di persone che sono scese a Claviere, informandoli così del numero di persone da cercare. Questa informazione, tutt’altro che innocua, agevola la caccia e rende quasi una certezza l’arresto, qualche ora più tardi, tra i sentieri di montagna. Come considerare questo passaggio di informazioni se non come una delazione?
Per non parlare, poi, dei comportamenti umilianti e discriminatori di alcuni autisti che arrivano persino a proibire ad alcune persone di salire sull’autobus a causa del colore della loro pelle. Queste pratiche sono razziste e, per quello che conta, illegali.
Dal momento che la linea Oulx-Briancon è un passaggio obbligato per l’attraversamento della frontiera, gli autisti che vi lavorano diventano agli occhi della polizia gli informatori perfetti. Le responsabilità individuali e quelle della Resalp si intrecciano: gli autisti non hanno assolutamente il dovere di fornire informazioni riguardanti i passegeri alla polizia, mentre l’azienda deve garantire che questo passaggio di informazioni non avvenga.
Fino a quando l’impresa non darà ai propri impiegati delle indicazioni chiare su come comportarsi, Resalp continuerà di fatto a collaborare alla caccia all’uomo ad essere un’estensione del controllo della polizia.
Passeggeri/e: state in guardia, non siate complici!
Autisti/e: non parlate alla polizia!
STOP ALLA DELAZIONE E AL COLLABORAZIONISMO