SCIOPERO DELLA FAME E REPRESSIONE AL CPR DI VINCENNES
(articolo pubblicato il 4 febbraio)
Da sabato scorso, i prigionieri dell’edificio 2A del CRA di Vincennes sono in lotta: per tre giorni si sono rifiutati di mangiare in mensa, sono rimasti uniti e solidali, ma hanno dovuto affrontare la violenta repressione degli sbirri.
I poliziotti hanno fatto tutto il possibile per far desistere le persone e spezzare la lotta: Il sabato sera, all’inizio dello sciopero della fame, i prigionieri sono stati rinchiusi nell’edificio e perquisiti in tutte le stanze; la domenica, un prigioniero è stato picchiato dai poliziotti, che hanno rifiutato l’accesso alla prigione anche ai prigionieri malati; il lunedì, i prigionieri sono stati svegliati da docce d’acqua anti-incendio, altri pestaggi hanno avuto luogo, i poliziotti con i cani; il martedì, l’acqua nell’edificio è stata tagliata, niente docce o altro.
Ed ecco la testimonianza scritta di un prigioniero:
Vogliamo solo condizioni di vita normali perché viviamo qui. Tre mesi è una vera e propria pena detentiva. Una pena, ma vogliamo solo uscire, abbiamo dei bambini qui. Il CPR è insopportabile soprattutto per la violenza della polizia e anche perché cercano di farci crollare. Di quelli che escono di qui, alcuni diventano pazzi.
Ci fanno impazzire. Dentro li vediamo impazzire a poco a poco. Qualcuno l’altra volta che è stato chiamato per un esame del sangue, e quando è tornato è svenuto tremando e tutto il resto, non capiamo se a volte cercano di ucciderci.
C’è un tizio il cui braccio è rotto perché alcuni poliziotti gli sono caduti addosso. Cerchiamo di aiutarlo il più possibile, ma di notte urla, non riesce a dormire.
Non sapevamo che in Francia fosse così, così tanto razzismo. C’è persino un poliziotto che è crollato quando si è reso conto di quello che stava succedendo nel centro. Gli agenti di polizia sono tutti tirocinanti, quindi fanno delle merdate. Cercano di farci crollare con perquisizioni quotidiane, picchiando la gente con le gambe e le mani legate con il nastro adesivo…
Stiamo crollando e vogliamo andarcene da qui il prima possibile.
Sabato sera abbiamo iniziato lo sciopero della fame, credo che fossimo in 28. La polizia è venuta a farci pressione e abbiamo detto loro che il cibo è immangiabile. L’azienda che fa il cibo è GEPSA, non danno sale, non danno acqua, il cibo è immangiabile, è GEPSA, lo si può leggere sui loro gilet. Gli è stato anche detto che non c’è una porta nei bagni e nei bagni sporchi con persone malate ovunque.
L’infermeria non sta facendo il suo lavoro. Qui molte persone hanno la scabbia. Appena entri e dici che sei malato ti danno solo un grosso sedativo, questa è una farmacia, non un’infermeria. Le infermiere sono super cattive. Farmacia: Valium, Rivotril, Subutex, Tramadol… chi li prende li vedi impazzire.
Quella notte, verso le 4 del mattino, ci hanno innaffiato con l’acqua antincendio. Hanno infradiciato tutti, ogni stanza. Vestiti, materassi, coperte, tutto era bagnato. Tremavamo, non riuscivamo a dormire con questo freddo. All’altoparlante hanno detto: “Se domani a mezzogiorno non mangiate domani a mezzogiorno, continuerà” Volevano farci smettere.
Fortunatamente, alcuni di loro hanno stanze così sporche che dormono nei corridoi o nella sala comune. Avevano delle coperte asciutte. Così siamo andati tutti nella stessa stanza per scaldarci con le coperte asciutte e cercare di dormire.
È stato orribile, il giorno dopo eravamo solo in 18 anni in sciopero della fame. Ci hanno preso i nomi e poi sono venuti a picchiarci, solo per sfinirci?
L’indomani, ieri, hanno chiuso l’acqua. È iniziato ieri sera, alcuni di noi erano svegli, ma stamattina ci siamo resi conto che non c’era più acqua nelle docce, nei rubinetti e nei servizi igienici. Tutti sono o in preda al panico o incazzati. Anche la macchina per bere è spenta. Quando chiediamo il perché, ci dicono: “Smettila di romperci le palle”.
Siamo stufi e non ne possiamo più, a volte pensiamo al suicidio. Anche negli Stati Uniti le carceri non sono così.
I CRA esistono per isolare i prigionieri, per far credere loro di essere soli di fronte a poliziotti, giudici, avvocati, associazioni. La solidarietà dall’esterno è un’arma, permette ai prigionieri di resistere. Siamo solidali con i prigionieri dell’edificio 2A a Vincennes, e con tutti gli altri. Per esempio, chiamando le cabine telefoniche del CPR per mostrare il nostro sostegno alla lotta, facendo manifestazioni, e saluti … ecco tutte le informazioni.
I numeri delle cabine di Vincennes 2A:
01 48 93 69 47
01 48 93 69 62
01 48 93 90 42
PS – Domenica scorsa, davanti a un salone, persone dell’Assemblea contro i CPR hanno assistito a un tentativo di fuga a Vincennes. Raccontano quello che è successo:
“Verso le 16.30, quando aspettavamo da quasi due ore, è scattato l’allarme. Dei poliziotti cominciano a correre, cominciamo a correre anche noi. Un uomo salta un cancello che lo porta all’esterno del CPR (lato dell’edificio 1), attraversa la strada purtroppo davanti a lui un parcheggio recintato. Lì, una quindicina di poliziotti che arrivano da ogni dove lo catturano sotto le nostre urla e i nostri occhi impotenti mentre è appeso al recinto. Lo porteranno sdraiato fino all’auto che lo prenderà in custodia. Non si sforza nemmeno più, come se avesse messo tutte le sue energie residue in questo tentativo di fuga.”
LIBERTÀ PER TUTTI/E
SOLIDARIETÀ CON I PRIGIONIERI IN LOTTA
ABBASSO I CPR!