MORIRE DI FRONTIERA

MORIRE DI FRONTIERA

4 Febbraio 2022 Non attivi Di passamontagna

Morire a 15 anni di frontiera. Una morte in più tra queste montagne, la cui responsabilità, ancora una volta, ricade sullo stato e le sue polizie. I giornali avevano addirittura ipotizzato il suicidio, buttato lì tra le tre righe scritte sulla vicenda, senza che sapessero niente, senza che si chiedessero niente. Bravi servi di questo mondo sempre più marcio e al contrario, dovrebbero imparare a porsi qualche domanda in più invece di sparare giudizi, sentenze e cazzate.
È morto un ragazzino, Ullah Rezwan Sheyzad. È la nona vittima conosciuta in tre anni di questa frontiera alpina. Dalla Nigeria al Marocco, dal Mali all’Afganistan: questa frontiera uccide senza discriminazioni. Nove persone – probabilmente di più – crepate a causa dei controlli polizieschi e dei respingimenti.
A 15 anni non bisognerebbe morire di frontiera. A 15 anni non dovresti essere costretto a camminare sui binari, probabilmente di notte, per paura dei controlli e dei gendarmi. A 15 anni non dovresti essere obbligato a scappare dal tuo paese in guerra per morire a Salbertrand, da solo.
Ma in questo mondo al contrario è normale. È normale perché lui i documenti non li aveva, e ormai prendere i mezzi pubblici è diventato ancora più complicato a causa dell’aumento dei controlli per il green pass. È normale perché per questo mondo al contrario, la responsabilità è sua, non di chi questa frontiera la controlla e obbliga le persone a rischiare la vita per oltrepassarla. È normale perché nel mondo al contrario il violento è l’Emilio di turno, il compagno che si difende dagli abusi polizieschi e finisce in galera, non il poliziotto.
È normale perché il mondo al contrario difende i ricchi e i privilegiati, e questi sono alcuni dei morti di questa guerra.
Polonia. Ungheria. Croazia. Grecia. Marocco. La Libia e i morti in mare e nel deserto. I lager amministrativi.
L’Unione Europea assassina persone a ogni confine e oltre.

Non dimentichiamo, non perdoniamo.
All Cops Are Borders. Che questi borders vengano distrutti. E questa non è violenza: è autodifesa contro un massacro.