A un anno dallo sgombero della Casa Cantoniera occupata

A un anno dallo sgombero della Casa Cantoniera occupata

2 Aprile 2022 Non attivi Di passamontagna

Sono passati 4 anni dall’occupazione di Chez Jesus a Claviere, avvenuta a marzo 2018, e un anno dallo sgombero della casa cantoniera ad Oulx. Migliaia di persone hanno attraversato questi spazi autogestiti, e infinite sono le storie che si potrebbero ricordare e raccontare. In questi 4 anni tanto è cambiato: siamo cambiatx noi, è cambiata la lotta, è cambiata la solidarietà.
Ciò che è rimasto, e si è fortificato/rinforzato, è la frontiera con il suo apparato di controllo e persecuzione, che continua a respingere e uccidere. Le montagne sono tuttora invase da guardie francesi sempre meglio equipaggiate, che di giorno e notte pattugliano i sentieri cacciando chi cerca di arrivare in Francia. Mentre merci e turistx sono liberx e incoraggiatx a transitare in queste località sciistiche e golfistiche, le persone di passaggio vengono inseguite, deportate e assassinate dagli stati italiano e francese, e dalle loro guardie mercenarie pagate per difendere i loro confini ed interessi.

Non dimentichiamo chi è statx uccisx da questa frontiera.
7 maggio 2018: Blessing Matthew
18 maggio 2018: Mamadi Conde
25 maggio 2018: Mohamed Fofana
15 novembre 2018: Douala Gakou
6 febbraio 2019: Tamimou Derman
7 settembre 2019: Mohamed Ali Bouhamdi
21 giugno 2021: Mohamed Mahayedin
2 gennaio 2022: Fathallah Balafhail
26 gennaio 2022: Ullah Rezwan

In Italia la repressione della solidarietà autogestita continua. Il 23 marzo è ripreso il processo iniziato a gennaio per l’occupazione dei primi due rifugi  in alta val Susa. 17 compagnx sono indagatx e più di 170 persone sono citate nel processo, “colpevoli” di aver lottato contro la frontiera, e solidarizzato con le persone di passaggio che hanno attraversato questa valle. Il nostro compagno Emilio, dopo essere stato in carcere in Italia e in Francia si trova sempre ad Aix en Provence, con obbligo di dimora e firme settimanali, senza neppure aver iniziato il processo.

Ora ad Oulx le istituzioni si fanno fautrici di una solidarietà sterile, assistenzialista e gerarchica che recentemente ha fatto una tavola rotonda con sindaci della valle, eurodeputati, croce Rossa, volontari, operatori del rifugio e esponenti della chiesa per discutere sulle problematiche del rifugio e della frontiera. La situazione di chi lotta per attraversare questa e altre frontiere continua ad essere  analizzata in un’ottica economica. Il problema dicono essere l’assenza dello stato e la mancanza di fondi. Quando invece lo stato si manifesta in tutto il suo apparato militare schierato lungo tutta la valle, dai cantieri della TAV fino alla frontiera, dai  respingimenti a Monginevro e Frejus ai processi (no tav e no border), dai CPR al finanziamento dei vari spazi di accoglienza.
Le persone sono ridotte a pedine, a soggetti passivi da salvare da una supposta emergenza umanitaria attorno alla quale, solo ad Oulx, sono già girate centinaia di migliaia di euro.

Noi continuiamo ad organizzarci con chi è costretto da anni a viaggiare da “clandestinx”, perché non ha il titolo di viaggio richiesto dagli stati di un’Europa che produce politiche razziste e assassine.
Continuiamo a lottare tra queste montagne a fianco di chi prova a bucare questa maledetta frontiera.

Ogni giorno incontriamo decine di persone determinate a continuare il loro viaggio, che ci ricordano quali sono le conseguenze di questa disuguaglianza e le pratiche quotidiane di resistenza.
Ogni giorno in val Susa come in molti altri confini si continua a combattere perché tuttx siano liberi di scegliere dove e come vivere, di muoversi dove e come si vuole.
Chiamiamo ad azioni diffuse di ribellione contro gli stati e le loro frontiere, alla liberazione e riappropriazione di spazi in disuso, all’organizzazione massiccia con tutte le persone di passaggio.

Complici e solidali con tuttx compagnx che continuano a lottare е a difendere gli spazi autogestiti.

Da Chez Jesus a viale Corsica
Da Briançon a Calais
Sempre contro le frontiere