Tamburi di Guerra. Via libera al rafforzamento di Frontex in Svizzera

Tamburi di Guerra. Via libera al rafforzamento di Frontex in Svizzera

16 Maggio 2022 Non attivi Di passamontagna

Il 15 maggio si è tenuto in Svizzera il referendum sul finanziamento di Frontex.

Senza sorprese, è stato confermato che la Confederazione svizzera parteciperà al progetto di potenziamento di Frontex, l’agenzia europea della guardia di frontiera e costiera che prova a controllare e a gestire i flussi migratori dello spazio Schengen. Tale rafforzamento prevede che il contributo finanziario elvetico passi da 24 milioni a 61 milioni di franchi entro il 2027. Oltre all’incremento della partecipazione economica, è previsto anche un aumento del personale messo a disposizione dalla Svizzera: entro il 2027, il numero di agenti salirà dall’attuale media di circa sei posti a tempo pieno a un massimo di circa 40 posti.

Il referendum era stato lanciato da alcune organizzazioni di tutela dei migranti. Ma i sondaggi avevano rilevato da subito che la maggioranza dell’elettorato socialista e verde era favorevole al rafforzamento di Frontex. Varie ONG non hanno preso posizione rispetto al referendum: Amnesty International e l’OSAR (Organizzazione svizzera per l’aiuto ai rifugiati) hanno lasciato libertà di voto.

Più che sul sostegno a Frontex, nel dibattito pubblico è stata posta una questione di principio, ossia l’adesione a Schengen, e la lotta alla criminalità e all’immigrazione illegale sono state due questioni centrali. Si è sventolato lo spauracchio della reintroduzione dei controlli alla frontiera e dell’interruzione della cooperazione europea tra le polizie dei singoli Stati.

Un certo peso lo ha avuto anche la guerra in Ucraina. La situazione ha compattato le fila filo-europee ed è stato paventato come un rifiuto svizzero a Frontex potesse essere visto come un affronto a Bruxelles.

La strategia elettorale ha teso a sviare l’attenzione dall’Agenzia europea, coinvolta in un’inchiesta sui respingimenti che recentemente ha portato alle dimissioni del direttore (leggi anche Senza Macchia e Senza Paura. Sulle dimissioni del direttore di Frontex). Inoltre, l’accoglienza dei profughi e delle profughe di nazionalità ucraina ha voluto riconfermare l’immagine di un Paese con una politica d’asilo umana e generosa.

Da tempo si è a conoscenza dei respingimenti assassini alla frontiera Schengen operati dall’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera Frontex e delle responsabilità della Commissione Europea, che da un lato, laddove possibile, esternalizza e invisibilizza le frontiere, legandosi a doppio filo con partenariati con paesi terzi, dall’altro investe ed implementa le risorse umane e materiali necessarie per il pattugliamento, la militarizzazione e la carcerazione diretta sul territorio (leggi anche Ristretti Orizzonti. Su Horizon Europe, Nestor e il controllo dei confini).

Non stupisce l’ipocrisia di chi parla di “opportunità”, dalla posizione di partecipante diretto al progetto Frontex, di sorvegliarne gli operati o della “chance” delle dimissioni di Leggeri per riformare l’agenzia dal suo interno. Per giustificare le proprie prese di posizione, a favore della propria privilegiata “libertà di movimento”, del proprio precario benessere economico e dell’artificioso senso di sicurezza dato dalla repressione si doveva pur ammantare l’egoismo capitalista con i colori dei diritti umani.

In tempi di guerra come questi, durante i quali gli Stati ricorrono agli armamenti più devastanti e tradizionali, alla propaganda bellicista più becera e altisonante e potenziano e si trincerano dietro alleanze militariste, diviene imperativo tentare di fare chiarezza e far cadere le maschere. Nessun referendum, nessun cambio di gestione e nessun appello ai diritti umani cambierà la realtà delle frontiere erette a difesa delle diseguaglianze e dell’esclusione.