Tecnologie di sorveglianza e apparato repressivo nella War on Migrants

Tecnologie di sorveglianza e apparato repressivo nella War on Migrants

17 Giugno 2022 Non attivi Di passamontagna

pubblicato da No Cpr Torino il 16/6/22

Una breve presentazione del tavolo di discussione “Tecnologie di sorveglianza e apparato repressivo nella War on Migrants”, che si terrà durante la 3 giorni di mobilitazione contro guerre e frontiere a Torino dal 24 al 26 Giugno.

C’è una guerra in corso da diversi anni in Europa. Una guerra fatta di alleanze strategiche, eserciti transnazionali, programmi per l’avanzamento delle tecnologie da dispiegare sul campo, industrie del settore pronte a fare cassa, costruzione narrativa del “nemico”, morti e prigionieri.

E’ la War On Migrants, un processo passato dalla criminalizzazione delle persone in movimento o in fuga alla strutturazione di un esercito europeo come Frontex, con le sue divise, le sue tecnologie, le sue armi, i suoi droni. E’ un conflitto che continua a riempire di morti il Mar Mediterraneo e di prigioniere/i i centri di detenzione per migranti, ma – come tutte le guerre – rappresenta una spinta che trasforma nel loro insieme le società che attraversa in termini etici, tecnologici, economici: si stanno normalizzando la letalità dei respingimenti e la repressione della solidarietà, si stanno realizzando apparati di sorveglianza biometrica della popolazione, si stanno strutturando frontiere ubique che estendono la loro funzione di controllo ed esclusione a tutto il territorio, mentre i colossi del settore bellico fanno incetta di fondi pubblici per schierare veicoli senza pilota, sensori di movimento, radar, centrali di comando e via dicendo.

Nel nome del contrasto ai flussi migratori, gli strumenti europei di finanziamento come FP7, Horizon 2020 e il più recente Horizon EU sono stati caratterizzati da una crescente allocazione di risorse verso programmi di ricerca e sviluppo che prevedono la stretta collaborazione tra università, agenzie repressive e imprese, irrorate di milioni per immaginare e realizzare un ambiente sorvegliante che parte dalle frontiere e finisce nei quartieri, che analizza i dati del corpo come quelli sullo smartphone.

Insieme a un redattore di Radio Blackout e a un attivista della campagna Reclaim Your Face cercheremo di analizzare le strutture tecnologiche in fase di implementazione e i gruppi di pressione che stanno sostenendo la proliferazione dell’ambiente sorvegliante partendo dalla War on Migrants.

Ma per giustificare una guerra serve un nemico… Quindi, per corroborare la percezione della “minaccia” rappresentata dallo spostamento volontario di persone da territori dilaniati da guerre, desertificati dalla devastazione ambientale o “desertificati economicamente” dalla predazione neo-coloniale, è stata imbastita una macchina della propaganda che ha trasformato un processo di scala intercontinentale in una questione di “trafficanti di esseri umani” in alcuni casi o di “potenziali terroristi” in altri. Politici, giornalisti di regime e Procure hanno capito che per disinnescare a livello narrativo un fenomeno come quello delle migrazioni, potenzialmente in grado di fare emergere le gigantesche contraddizioni e ipocrisie del capitalismo globale, bisognava costruire dei “nemici” a colpi di “rischi per la tenuta democratica del Paese”, di “scafisti” e di “taxi del mare”.

Grazie al contributo di un giornalista freelance che ha studiato le carte e i retroscena di alcuni processi sarà possibile addentrarci nelle dinamiche e nelle distorsioni che hanno caratterizzato le recenti inchieste contro “trafficanti di esseri umani” e ONG, osservando il ruolo specifico dell’antimafia e di Frontex