Questa mattina abbiamo occupato l’Astanteria in via Cuneo 32/a Torino per la mobilitazione di 3 giorni contro guerre e frontiere
Il quartiere, le vie intorno al luogo scelto per organizzare questa tre giorni, non sono casuali. La storia di questo territorio è una storia fatta anche di violenza, segnata da una guerra a bassa intensità ai poverx e agli sfruttatx di ogni risma; ma racconta anche una storia di lotte, di tentativi di resistenza e di organizzazione rispetto alla brutalità del presente.
La riqualificazione è arrivata come una grande operazione di pulizia sociale. Proviene dal centro città e affonda una buona parte delle sue radici nel tessuto urbano di Porta Palazzo, Aurora e Barriera di Milano. L’immagine e il marketing del paesaggio della città risultano fondamentali per la sua stessa messa a valore: così come risultano fondamentali la cacciata degli indesideratx e l’implementazione degli strumenti di controllo. La presenza di un CPR in città e la lotta contro questa struttura – e l’intero sistema di detenzione amministrativa – è stata connessa a quella che era, e che è ancora, la vita in queste strade che ci circondano. Una lotta, come quelle contro tutte le prigioni, che deve partire dalle relazioni di prossimità intorno a noi, nei quartieri in cui viviamo e ci organizziamo. Anche questo ci ha portato a voler occupare qui e a rilanciare la lotta attraverso questa tre giorni tanto in quartiere quanto in città.
Questo spazio che abbiamo deciso di occupare, vuoto da più di 30 anni, ci riporta i vari livelli di mistificazione dei progetti in atto in questo spaccato della città. Il luogo in questione è oggetto di interesse all’interno del PNRR, i fondi gestiti dalla Regione Piemonte saranno utilizzati per concentrare in questo spazio, entro il 2026, 2 Case della Comunità, 2 Ospedali di Comunità e 3 Centrali Operative. Esattamente contro il principio di decentralizzazione che oltre ad essere una prerogativa di questi fondi è anche quello di cui questo quartiere ha bisogno. Il resto di uno dei territori più grandi e densamente popolati di Torino rimane senza servizi di prevenzione e sanitari che siano territoriali e accessibili a chi realmente vive in queste zone.
La determinazione che ci ha portato ad organizzare questi tre giorni, non si esaurisce con la voglia di contaminarsi e legare i piani contro guerra, frontiere e repressione. L’intenzione è quella di aprire una breccia nella quotidianità e nell‘immobilismo sociale intorno a noi, con uno sguardo alle presenti e future possibilità di azione, per provare ad affrontare più pront* e con più strumenti le complessità di un mondo così allo stesso tempo frammentanto e ingiusto davanti ai nostri occhi, e per scardinare un meccanismo di impotenza senza dubbio imponente ma forse, non così invincibile.