NUOVO RIFUGIO AUTOGESTITO A CESANA – ⚠️AGGIORNAMENTI E CHIAMATA PER UN’ASSEMBLEA PUBBLICA MARTEDÌ H. 18 ⚠️
Riceviamo e diffondiamo
Ieri tra la mezza e luna di notte abbiamo cominciato a sentire spari e lanci di sassi. Questi si sono diretti inizialmente verso la centrale idroelettrica dell’Enel, struttura situata davanti al rifugio occupato ieri. Gli spari e i lanci di pietre hanno danneggiato la struttura, rompendo un vetro e scheggiando la parete . Chiunque fosse, ha poi diretto i lanci e gli spari verso di noi, pochi metri da dove stavamo, per poi continuare a puntare verso la centrale.
Queste azioni, a poco dall’apertura di questo nuovo luogo sembrano volerlo minare fin dall’inizio. Non sappiamo se queste fossero dirette a spaventare, attribuirci il danneggiamento di uno stabile a noi vicino o dimostrare quanto una presenza solidale e autogestita possa destare disordine e “disturbo alla cittadinanza”.
Quotidianamente in Alta Valle (e non solo) ci confrontiamo con diverse manifestazioni di violenza normalizzata, sia questa delle forze dell’ordine, delle istituzioni o di chi sfrutta il territorio e le sue risorse. Vorremmo sottolineare quanto allo stesso tempo sia le azioni avvenute la notte scorsa, sia affermazioni pubbliche sui social e sui giornali vogliano attribuirci la stessa immagine di violenza. Violenza che si esprime nella riappropriazione di un edificio ormai abbandonato da più di un decennio e nel tentativo di ricostruire in collettività ed autonomia spazi fisici e relazioni umane solidali (..). Violenza che si esprime nella ristrutturazione di un luogo in disuso, in cui già in poche ore siamo riuscite a scambiarci conoscenze e competenze, energie ed idee. Violenza che si esprime nella scelta di non fare parte e si, anche di criticare, il circuito istituzionale dell’accoglienza. Violenza espressa nel tentativo di costruire uno spazio libero ed aperto, in continuo mutamento, con persone che vanno, che vengono, che tornano. Violenza che si esprime nel tentativo di comprendere e interagire con il luogo in cui abbiamo scelto di stare e di lottare e non di costruire un muro tra un ‘noi’ e un ‘loro’.
La violenza creata e ricreata dalla repressione, dal controllo, dalla sfiducia, dall’allontanamento e dalla critica a priori da parte di chi ci vede come zecche e parassiti, quella non è spesso considerata come tale ma più come una logica e legittima conseguenza della lotta contro un apparato ed un sistema profondamente razzista, sessista e fascista.
Da questo ultimo noi ci vogliamo allontanare e dalle violenze intrinseche che questo porta con sé. Proprio per rendere chiaro quanto non ci fosse l’intenzione di danneggiare le strutture circostanti o di ostruire il passaggio dei lavoratori, abbiamo costruito una staccionata che delimiti la zona occupata. Non perché non si voglia fare entrare qualcunx (ripetiamo: tutte benvenute tranne la Digos e altre forze del disordine ) ma più per evitare che non sia immediatamente comprensibile a tutte le persone che verranno, qual é la zona che abbiamo deciso di auto gestire.
Non abbiamo risposto a questo palese attacco dell’altra notte perché dopo aver tentato di richiamare e chiedere un confronto con chi stava sparando, non avremmo avuto altri mezzi che rispondere con altrettanta violenza. Cosa che non avevamo ed abbiamo intenzione di fare.
Chiamiamo ad un supporto e all’analisi e affronto collettivo della violenza espressa la scorsa notte e di quella continua della Digos che pattuglia la zona e intima le persone solidali che vengono nel posto a non farci ritorno. Nonostante questa però ribadiamo che qua continueremo a stare. Nonostante provino e proveranno a infamarci, a toglierci il rifugio che stiamo ricostruendo, ad allontanarci da questa zona. Qua siamo e qua rimarremo.
🔥 VI ASPETTIAMO NEI PROSSIMI GIORNI E MARTEDÌ PER L’ASSEMBLEA PUBBLICA 🔥
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