AGGIORNAMENTI DAL CAMPO DI ELEONAS

25 Agosto 2022 Non attivi Di passamontagna

 

Riceviamo e diffondiamo

La resistenza del campo di Eleonas contro la sua chiusura forzata continua

Le/i residenti continuano a opporsi ai trasferimenti forzati organizzati dalla direzione nel tentativo di svuotare gradualmente il campo. Denunciano le politiche razziste dell’Unione Europe nella gestione dei confini e i risultato della loro applicazione nelle città e nei campi, veri e propri lager per persone senza documenti europei.

Il piano che l’amministrazione comunale ha in serbo da anni per Eleonas è quello di radere al suolo l’intero quartiere, che tra l’altro ospita il bazar della domenica, e allontanare chi lo attraversa per costruirvi un nuovo stadio. Un’opera di gentrificazione in linea con quanto sta avvenendo in altre zone della città, come la piazza centrale di Exarcheia, ora completamente chiusa e militarizzata dopo l’avvio del nuovo cantiere della metropolitana.

Per opporsi al piano di chiusura forzata, le/i residenti organizzano blocchi delle attività della direzione e rifiutano i trasferimenti coatti verso altri campi, situati in luoghi isolati, lontani dalle città, da cui è impossibile trovare un lavoro o mandare a scuola i figli.
I trasferimenti avvengono tramite ricatti e menzogne: le persone vengono convinte ad accettare con il pretesto che questo sia l’unico modo per proseguire le procedure per la richiesta di asilo, pratiche che poi nella maggior parte dei casi non porteranno da nessuna parte. A chi rifiuta, la direzione stacca gli allacci di luce e acqua.

L’ultimo pullman è partito da Eleonas portando via una trentina di persone in direzione di Schistos il 18 agosto scorso, dopo una lunga notte di resistenza. Le/i residenti del campo e le/i solidali sono stati attaccati violentemente della polizia in antisommossa che ha forzato il blocco della porta caricando e manganellando le persone sedute per terra, lanciando gas e spray al peperoncino. La polizia ha così invaso il campo e, in risposta, sono state lanciate delle pietre.

Proprio per impedire la pianificazione di ulteriori trasferimenti, le/i residenti del campo hanno organizzato nella mattinata di venerdì un nuovo blocco delle attività della direzione.
Al suo arrivo verso le 7 del mattino, la direttrice Maria Dimitra Nioutsikou, già conosciuta con questa veste nei campi di Samos e Skaramangas, è stata scortata dai reparti antisommossa in direzione del cancello del campo. Qui una decina di donne insieme con i propri figli ha creato uno scudo umano per impedire l’accesso.

A Eleonas sono le donne della comunità congolese che organizzano la resistenza, sempre in prima linea durante i blocchi e le proteste che durano ormai da mesi.
Dopo una iniziale ritirata, la polizia si é ridiretta verso il cancello. Qui ha forzato la barricata di cassonetti, ha caricato il gruppo di persone spingendole contro il cancello e ha picchiato violentemente alcuni solidali.
Sei di loro sono stati arrestati e dovranno presentarsi a giudizio il primo settembre con le accuse di resistenza, minacce e insulti, interruzione di pubblico servizio e disturbo della quiete pubblica.
L’attacco della polizia é proseguito con inseguimenti e cariche all’interno del campo dove le residenti bloccavano la porta dell’ufficio nel quale la direttrice era stata accompagnata dalla celere. A più riprese donne e bambini sono state spinte e aggredite dalla polizia
fino a quando la direttrice e gli altri dipendenti del ministero non hanno lasciato la scena, protetti dalla polizia e accompagnati dagli insulti delle/dei residenti.

La macchina repressiva é in moto e mira a creare divisioni e spaccature all’interno del campo: chi prende parte alla resistenza sta ricevendo in questi giorni ulteriori minacce e ricatti da parte della direzione a cui si aggiungono le diffamazioni pubblicate sui canali social del ministero dell’immigrazione greco ad alimentare la propaganda fascista del governo Mitsotakis.

Le/ i residenti del campo di Eleonas non si lasciano ricattare o intimidire, continuano a resistere e per farlo chiedono il sostegno e la solidarietà internazionale.