CPR formato Panopticon – i piani del governo
da Domani. articolo del 24 ottobre
Nel carcere di Santo Stefano è nato il manifesto di Ventotene, scritto da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi: il documento ispiratore della nuova Europa. Il governo ha pensato bene di ripartire proprio da lì. Non da quel manifesto, scritto nel 1941, piuttosto da quel carcere, costruito come un panopticon, simbolo di controllo e oppressione dove il guardiano dal corpo centrale aveva la possibilità di monitorare ogni singolo detenuto.
I primi progetti di fattibilità dei nove Cpr, infatti, voluti per decreto dal governo Meloni ricordano il panopticon , l’occhio che tutto vede: l’incarnazione di un potere penetrante, diffuso, strumento di sorveglianza preso a modello da Michel Focault nel suo celebre saggio “Sorvegliare e punire”. Le origini del panopticon risalgono al 1791, progettato dal filosofo Jeremy Bentham con l’idea ambiziosa di creare delle carceri ideali.
L’estrema destra al governo ha scelto questo modello e lo ha applicato a strutture che non dovrebbero essere carceri, ma che di fatto lo saranno. Se è noto il numero, nove da progettare interamente più due da ristrutturare, non si conoscevano finora i luoghi prescelti né i costi esatti e neppure i dettagli dei progetti di fattibilità presentati che Domani è in grado di rivelare.
Il decreto ispiratore
Il decreto legge 124 del 19 settembre 2023 prevede espressamente (all’articolo 21 comma 3) che la costruzione delle nuove strutture e la ristrutturazione delle due già esistenti ricadrà in capo al ministero della Difesa «mediante le proprie competenti articolazioni del Genio militare, l’impiego delle Forze armate e avvalendosi di Difesa servizi Spa».
Il ministero guidato da Guido Crosetto è incaricato «della progettazione e della realizzazione delle strutture individuate dal piano dislocate sul territorio. Tali opere sono dichiarate di diritto quali opere destinate alla difesa e alla sicurezza nazionale».
Nel provvedimento è stata ristabilita anche la possibilità di trattenimento del migrante fino a 180 giorni. I cpr dovranno essere costruiti, emerge dalle indicazioni, in zone scarsamente popolate e facilmente sorvegliabili per evitare fughe. Con quali costi? Un primo stanziamento di 20 milioni per il 2023 e, inoltre, «è autorizzata la spesa di 1.000.000 di euro annui a decorrere dall’anno 2024 quale contributo al funzionamento delle strutture», si legge. In realtà, come vedremo, l’esborso sarà maggiore e non di poco.
Panopticon
Gli edifici che comporranno i Cpr saranno disposti a cerchio. Questa è almeno l’idea messa nera su bianco nei primi progetti presentati cui ha partecipato anche la Direzione dei Lavori e del Demanio oltreché i vigili del Fuoco, che dipendono dal ministero dell’Interno. Sarà costituito da un nucleo centrale, composto da moduli abitativi ognuno da 2,4 metri per 6 di altezza, assemblati tra loro. Alle spalle di uno dei lati del panopticon saranno realizzati gli altri locali, sempre con prefabbricati: lo spazio per la polizia di stato, quello per il corpo di guardia, quello per i vigili del fuoco, un altro ancora per il personale dell’azienda che otterrà la gestione del centro.
Ma torniamo agli alloggi per i migranti detenuti. La proposta è di rinforzare ogni modulo con delle blindature così da renderli più resistenti a eventuali rivolte e tentativi di vandalizzarli. In effetti nel progetto è previsto che saranno «blindati» come le «celle di sicurezza». Non è l’unico riferimento a elementi che ricordano le carceri: «I serramenti sono del tipo di sicurezza penitenziario».
Domani ha contattato alcuni addetti ai lavori che conoscono il mercato delle strutture modulari acquistate dal pubblico. Ogni modulo può costare fino a 10mila euro, il costo è doppio se è richiesta la blindatura. I Cpr previsti dovranno ospitare dalle 120 alle 300 persone: i moduli necessari sono variabili, ma non meno di 100. Solo gli alloggi per i migranti in attesa di respingimento, quindi, avranno un costo di 2 milioni di euro. A questo si aggiungono le spese per il resto della struttura con l’area mensa, forze dell’ordine, gestori e tutto il necessario per farlo funzionare.
Secondo alcune fonti qualificate del Tesoro il budget messo a disposizione dal ministero guidato da Giancarlo Giorgetti è di 30-40 milioni di euro. Il problema è però che la produzione di questi moduli richiederà tempo: la costruzione di 100 unità richiede non meno di 6 mesi. Impossibile perciò rispettare la tempistica di un anno pubblicizzata dal governo.
Per avere tutti i Cpr previsti dal piano occorrerà aspettare almeno due anni, e non è detto che serviranno ancora. Ai costi di realizzazione (i lavori verranno fatti dal Genio militare, non da aziende esterne) si aggiungeranno i costi di gestione, affidata tramite gare a cooperativa o ditte: i costi saranno di svariati milioni all’anno per ogni Cpr. Poi ci sono i servizi di mensa e lavanderia, di solito subappaltati ad altre società. Altri milioni che dal pubblico andranno ai privati.
Da Bolzano a Catanzaro
Esiste già un elenco ufficiale di luoghi selezionati e trasmesso al ministero dell’Interno, che aveva attivato l’Agenzia del Demanio e altri enti locali per ricevere indicazioni sulle aree disponibili sulle quali realizzare i prossimi Cpr. La lista, ottenuta da Domani, è provvisoria: ora il ministero dovrà verificare se nelle località indicate si potranno effettivamente realizzare opere o se esistono dei vincoli oppure sono troppo a ridosso dei centri abitati. Nella mappa si va dal nord a sud. Oltre alle due da ristrutturare a Torino e Milano, le nove strutture da realizzare saranno sparse in varie regioni.
A Bolzano potrebbe nascere nella periferia sud, vicino alla frazione San Giacomo. Lì insiste peraltro il piccolo aeroporto e un’area produttiva, ma anche alcune zone residenziali. In Liguria sono due le località proposte e inserite nella lista: a Diano Castello, provincia di Imperia, l’area è quella dell’ex caserma Camandone, mentre ad Albenga, nel savonese, l’ex caserma Piave. Entrambi non distanti da palazzi e vie residenziali. Ma in quei comuni è già in atto una silenziosa protesta che potrebbe mettere in difficoltà la Lega locale, che non vorrebbe essere identificato come il partito che ha permesso di portare il centro per migranti sul territorio.
In Toscana un Cpr potrebbe nascere alle porte di Aulla, provincia di Massa Carrara, in una zona compresa tra alcune frazioni a sud del paese confinante con la Liguria. Nella vicina Emilia Romagna spunta Ferrara, nell’area dell’ex aeroporto militare. Non sarà facile spiegarlo all’amministrazione dei leghisti duri e puri che amministrano la città e che dell’antimmigrazione hanno fatto la loro bandiera identitaria. Inoltre c’è da superare il no ai Cpr pronunciato dal presidente di regione del Pd, Stefano Bonaccini.
Nella Marche, regione amministrata dalla destra con Fratelli d’Italia, gli esperti hanno indicato al Viminale Falconara Marittima, in una via a ridosso dell’uscita autostradale appena fuori la cittadina. Nell’elenco ci sono, infine, Catanzaro, Castelvolturno e Brindisi.
Nel capoluogo calabrese verrà sondata un’area appena fuori città. A Castelvolturno, in Campania, si pensa a un’area di campagna stretta tra Grazianise e Villa Literno. Un’area già densa di migranti spesso vittime di sfruttamento sessuale e dei caporali. Infine un altro centro dovrebbe sorgere in Puglia, a Brindisi, nella zona dell’esistente Cara (il centro per richiedenti asilo).
Tuttavia, una volta verificare le condizioni dell’area individuate i problemi non sono finiti. Come reagiranno i territori coinvolti? Spesso amministrati da partiti che sono oggi al governo. Un’incognita che rischia di innescare un cortocircuito nella propaganda dell’estrema destra.